Che la musica abbia effetto sul comportamento umano è provato da innumerevoli dati scientifici. Si tratta di dati raccolti nell’ambito di importanti ricerche, finanziate ed eseguite da prestigiose università interessate alla psicologia umana, al marketing, o alla relazione che intercorre tra l’una e l’altro.
L’acqua, il corpo umano e le onde sonore
Per quante variabili si possano tenere in considerazione, e al di là degli ambiti in cui la musica possa essere inserita, esistono due fatti certi:
- il corpo umano è composto per il 60% d’acqua,
- le molecole d’acqua reagiscono sotto l’influenza delle onde sonore.
Non serve appellarsi a studi scientifici complessi per intuire la conclusione a queste due affermazioni. Partiamo però da un curioso quanto celebre esperimento, eseguito dallo scienziato e ricercatore Masaru Emoto.
La memoria dell’acqua
Il ricercatore giapponese è rinomato per aver messo a punto una tecnica per esaminare al microscopio i cristalli che si formano durante il congelamento dell’acqua. Ha poi fotografato l’acqua esposta a musica, preghiere, parole, … e ha scoperto che la struttura dei cristalli d’acqua cambiava a seconda delle vibrazioni a cui l’acqua veniva sottoposta.
In particolare, ha fotografato i cristalli d’acqua sottoposta a musica heavy metal e a musica classica, evidenziando una sostanziale differenza:
- l’acqua “che ascoltava” brani heavy metal produceva cristalli dalla struttura caotica, priva di ordine e simmetria.
- quella sottoposta a musica classica cristallizzava invece seguendo una struttura regolare, simmetrica, ordinata.
Lo stesso accadeva “facendo ascoltare” all’acqua le diverse note musicali: essa si strutturava in cristalli dall’apparenza diversa a seconda della nota scelta.
L’effetto che la musica ha su di noi
Un esperimento che ancora oggi divide e incuriosisce, ma che si aggiunge agli studi di natura fisiologica compiuti sul corpo umano, che avvalorano la tesi per cui la musica esercita un effetto tutt’altro che irrilevante su di noi.
Essa è in grado di modificare i percorsi cerebrali che portano al compimento di un’azione o di un’altra.
Dagli esperimenti compiuti dallo scienziato Emoto, risulta dunque che, al rilascio di specifici neurotrasmettitori, si accompagnerebbero anche le modifiche che subiscono le molecole d’acqua di cui ci componiamo.
Le nostre azioni e le nostre sensazioni sono determinate, pertanto, anche da ciò che ascoltiamo.
Nell’ambito delle prestazioni di un punto vendita, questo dato di fatto si traduce nel successo o nel fallimento della nostra strategia commerciale.
Un elemento troppo spesso sottovalutato, ma che può dirsi determinante.
Chi crea la playlist adatta?
Certo non è semplice capire quale sia la musica che possa supportare il nostro business, ma esistono dei dati che scientificamente indirizzano la ricerca dei brani, e degli specialisti capaci di filtrare attraverso la loro sensibilità artistica tali evidenze, creando così la playlist perfetta per un brand. E’ il lavoro dei sound designers.
Si tratta di un compito indubbiamente laborioso, perché tiene conto di molteplici fattori, ma che, se compiuto con efficienza, porta ai risultati sperati.
In ultima analisi potremmo dunque dire che il compito del sound designer sia quello di “far cristallizzare le nostre molecole d’acqua” come desiderate, accompagnando il cliente nella sua esperienza d’acquisto con l’obiettivo principale di farlo stare bene nel vostro store, e quello ultimo di acquistare il vostro prodotto.